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L’avvocato Angelo Porcello “usata” dal capomafia ergastolano Giuseppe Falsone per tornare a comandare dopo dieci anni di detenzione al “41 bis”. “Si è presentata a lui come compagna dell’imprenditore mafioso Giancarlo Buggea e il boss ha deciso di usarla come ‘finestra sul mondo’ per trasmettere ordini, messaggi e direttive”.
Secondo il pm della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, l’ex superlatitante, catturato nel 2010 a Marsiglia, dopo 12 anni di latitanza, dopo avere fatto pure un intervento estetico per non essere riconoscibile e finito al 41 bis, aveva ripreso a comandare grazie all’ex penalista, nominata suo difensore e condannata (in primo grado, nel troncone abbreviato del processo) a 15 anni e 4 mesi con l’accusa di associazione mafiosa.
Le richieste di condanna più alte sono state avanzate nei confronti di Giuseppe Falsone (24 anni) e Antonino Chiazza (30 anni). Il primo è ritenuto ancora il capo indiscusso di Cosa nostra agrigentina nonostante si trovi in carcere al 41bis dopo essere stato catturato in Francia dopo una latitanza lunga oltre dieci anni. Il secondo, invece, è considerato il boss della “nuova” Stidda, organizzazione che dopo essersi scontrata militarmente con Cosa nostra, sarebbe tornata in auge facendo affari con la stessa.
Sul banco degli imputati siedono altre sette persone. Ecco le richieste di condanna nei loro confronti: Pietro Fazio, 52 anni, di Canicattì (24 anni di reclusione); Santo Gioacchino Rinallo, 65 anni di Canicattì (25 anni di reclusione) ; Antonio Gallea, 68 anni di Canicattì (20 anni di reclusione); Filippo Pitruzzella, 64 anni, ispettore della polizia in pensione (11 anni di reclusione); Quattro anni di reclusione è la pena proposta per: Stefano Saccomando, 48 anni di Palma di Montechiaro; Calogero Lo Giudice, 51 anni di Canicattì; Calogero Valenti, 60 anni, residente a Canicattì.
La maxi inchiesta Xidy, è l’operazione che ha smantellato il mandamento mafioso di Canicattì e fatto luce sulla riorganizzazione della Stidda in provincia di Agrigento.