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Due anni dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, due fiancheggiatori del boss sono stati condannati, in abbreviato, dal giudice per l’udienza preliminare. 10 anni a Massimo Gentile, l’architetto, dipendente del comune di Lambiate, in Lombardia, che prestò l’indentità al latitante e 8 a Cosimo Leone, il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo che favorì le cure del capomafia malato.
Assolto, invece, il bracciante agricolo Leonardo Gulotta: era accusato di aver dato il suo numero di telefono a Messina Denaro. Ha voluto essere in aula, ad ascoltare la sentenza.
Gentile è stato condannato per associazione mafiosa, Leone per concorso esterno. Per loro la procura avevano chiesto 12 anni di carcere. Entrambi hanno rapporti di parentela con Salvatore Gentile, marito della maestra Laura Bonafede, la donna più vicina a Messina Denaro.
Pedine fondamentali nella rete di protezione del boss, per chi indaga. Il latitante ha comprato un’auto e una moto, utilizzando la carta d’identità dell’architetto Gentile.
Era l’11 novembre del 2014 quando Messina Denaro si presentò allo sportello di una banca di Palermo per depositare 9 mila euro e avere in cambio un assegno. Firmò come Massimo Gentile e con lo stesso nome, poco dopo, entrò in una concessionaria del capoluogo per acquistare una vettura.