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Niente timo, né bugiardino di farmaco per il boss di Cosa nostra Giuseppe Falsone, che è ristretto al 41bis. A rifiutarglieli è stata l’amministrazione penitenziaria. Decisione confermata dal giudice di Sorveglianza di Novara e poi dalla Cassazione. Lo riporta oggi il quotidiano La Sicilia.
“Non sussiste un diritto soggettivo del detenuto all’acquisto di sommità fiorite di timo per curarsi, peraltro con valenza solo fitoterapica”, ha scritto il magistrato di Sorveglianza. Il timo viene usato, di solito, in caso di tosse e bronchite o disturbi gastrointestinali. Respinto anche il ricorso del boss per ottenere la consegna del bugiardino di un farmaco. “Una pretesa ininfluente poiché risulta difficile pensare che il detenuto non conosca gli effetti di un farmaco che per lungo tempo ha preteso gli venisse consegnato e che, in ogni caso, gli deve essere stato prescritto con indicazione delle modalità d’assunzione”.