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Rendere più coercitiva l’applicazione del 41 bis, il regime di carcere duro disposto, nel maggior parte dei casi, ai boss delle grandi organizzazioni criminali. E’ quanto allo studio della commissione parlamentare Antimafia che è al lavoro su eventuali proposte di modifiche normative anche sull’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, sempre in tema di detenzione per soggetti legati ai clan o terroristi.
In commissione bicamerale si punta, quindi, ad un colpo di acceleratore dopo l’apertura di una inchiesta in merito all’applicazione della norma e alle novità introdotte al 4 bis sui benefici penitenziari concessi a detenuti per gravi reati. Tra le ipotesi c’è quella del ripristino del divieto – eliminato nel 2022 – di concedere benefici penitenziari ai condannati previsti dalla norma salvo che nei casi di collaborazione con la giustizia.
Per il presidente dell’Antimafia, Chiara Colosimo, l’obiettivo è quello di un «potenziamento» degli strumenti legislativi» a disposizione, «per attuare un taglio netto e radicale di quel cordone ombelicale tra detenuti e famiglie criminali di riferimento e per evitare pericolose derive interpretative che possano condurre nuovamente a situazioni analoghe». Nelle scorse settimane la Commissione – ricorda Colosimo – ha «acceso un faro» proprio sul «nodo delle carceri dal momento che, come appare in tutta chiarezza» dall’operazione di Palermo con oltre 18O arresti di mafia, «la necessità di recidere il legame tra i soggetti detenuti ed i sodali in libertà rimane di primaria importanza».