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Al termine del match perso dall’Akragas in casa contro il Sant’Agata, poco dopo, in sala stampa si sono presentati l’amministratore delegato Graziano Strano e lo storico dirigente Ciccio Nobile, per annunciare con voce rotta e soprattutto parecchia delusione il loro disimpegno dalla società Akragas. “Mi faccio portavoce di tutta la dirigenza e dello staff tecnico, tra cui il direttore sportivo Giuseppe Cammarata, Francesco Nobile, il segretario Gaetano Di Caro, Maurizio Capraro, Davide Sardo e i collaboratori come Flavio Bellomo – sono state le prime parole di Graziano Strano.
L’ennesima sconfitta maturata sul campo contro il Sant’Agata vero e delicato scontro diretto per evitare la retrocessione diretta, ha segnato non solo il destino di un verdetto calcistico ai fini del torneo, ma forse anche nel futuro del calcio ad Agrigento. Ad oggi, l’Akragas è senza un Presidente, ha affrontato l’ultima trasferta in Campania a Scafati, con le spese sostenute dal deputato nazionale Lillo Pisano e un suo gruppo di amici. Adesso, non c’è nè un Presidente e neppure una società. A questo punto sembra scontato che ad ore anche il tecnico Favarin possa gettare la spugna e rassegnare le sue dimissioni alla guida della squadra. “Non ci sono più i presupposti per andare avanti, libero tutto lo staff tecnico”, ha dichiarato Graziano Strano, esprimendo chiaramente l’intenzione di ritirare la squadra dal campionato.
Ora in tanti si chiedono cosa sarà del proseguo del campionato. L’Akragas è destinata a ritirarsi ? Visto che non ha più un Presidente e una base societaria, la Politica vedi l’amministrazione comunale di Agrigento andrà in soccorso del giocattolo Akragas che sembra sgretolarsi? Tante domande alle quali bisogna subito trovare delle risposte immediate , oppure già dal prossimo match potrebbe profilarsi il tramonto di una gloriosa società che certamente non fa bene ad una città in piena corsa su Agrigento Capitale della Cultura, ma senza la sua squadra del cuore , e quindi, senza una squadra di calcio che la storia sicuramente l’ha fatta in città. Tanto quanto la cultura.