
“Salvatore Gioacchino Sedita era capace di intendere e volere al momento dei fatti pur se tale capacità era in qualche maniera grandemente scemata e che quindi tali reati devono essere sì attribuiti quale suo fatto volontario e consapevole anche se in suo favore deve operare la circostanza attenuante”. Lo scrivono i giudici della Corte di assise di Agrigento nel provvedimento di circa cinquanta pagine in cui sono contenute le motivazioni alla base della sentenza di condanna a 23 anni nei confronti di Salvatore Gioacchino Sedita, il trentasettenne che nel giorno di Santa Lucia del 2022 uccise entrambi i genitori con oltre quaranta colpi di mannaia in un appartamento a Racalmuto.
La Corte di assise, presieduta dal giudice Giuseppe Miceli, ha depositato le motivazioni spiegando la condanna a 23 anni di carcere ma soprattutto il perchè del riconoscimento di un vizio parziale di mente. Una circostanza – questa – centrale per l’esito del processo. Se infatti non ci sono mai stati dubbi su chi fosse il responsabile del massacro – con un quadro probatorio lineare, testimonianze coerenti, l’assenza di attendibili alternative e prove scientifiche schiaccianti – lo stesso non poteva dirsi sulle condizioni psichiche dell’imputato. Una persona con evidenti problemi e un passato caratterizzato da violenza, tossicodipendenza e abusi. Al momento dell’arresto disse che ad avere ucciso i genitori era stato un demone. Al processo, invece, rivelò che le vittime non erano i suoi reali genitori e che lui stesso fosse un’altra persona. Per questo motivo, nel corso del dibattimento, sono state disposte più perizie psichiatriche per accertare l’eventuale capacità di intendere e volere di Sedita.
La conclusione del pool di esperti nominato dalla Corte, accolta integralmente, è che Sedita “ha avuto ed ha ancora in corso un effettivo Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato in soggetto con abuso di più sostanze stupefacenti in remissione in ambiente controllato, che di certo rende difficili le sue risposte agli stimoli del mondo esterno ed in particolare che lo rende scarsamente tollerante alle frustrazioni a cui reagisce, purtroppo, con comportamenti non appropriati alle regole del vivere comune.”