
Il gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, ha inflitto la condanna 4 anni e 8 mesi di reclusione a Gaetano Di Giovanni, 59 anni, di Raffadali, ex capo di gabinetto del sindaco di Agrigento ed ex comandante della Polizia municipale, arrestato il mese di aprile dell’anno scorso per corruzione dai carabinieri di Partinico, nel contesto di un’inchiesta su un presunto giro di tangenti che ha coinvolto altre 11 persone raggiunte da misura cautelare. Il pubblico ministero della Procura di Palermo, Giulia Falchi, a conclusione della requisitoria, aveva chiesto cinque anni.
Disposte pure l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità a contrarre in perpetuo con la pubblica amministrazione. Deciso, infine, un risarcimento di 5.000 euro in favore del Comune di Santa Elisabetta che si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Elisabetta Fragapane. Il Comune di Agrigento, dopo avere ricevuto un risarcimento da parte del suo ex alto dirigente, aveva ritirato la costituzione. “Non ho mai preso soldi, in quei fascicoli non c’erano banconote ma solo documenti”, aveva detto la scorsa udienza Di Giovanni, attualmente detenuto agli arresti domiciliari.
L’ex comandante dei vigili urbani, all’epoca dei fatti nell’estate del 2021, avrebbe favorito l’affidamento di servizi di assistenza domiciliare per anziani non autosufficienti alle società controllate da Giuseppe Gaglio, il 61enne, di Partinico, legale rappresentante e presidente del Consiglio d’amministrazione della cooperativa “Nido d’Argento” e noto per essere l’ideatore di Borgo Parrini, ricevendo in cambio una “mazzetta” di 7mila 500 euro che sarebbe stata intascata in tre tranche. Gaglio ha patteggiato la condanna. “Gli incontri e i pranzi con Gaglio – ha aggiunto Di Giovanni –, servivano a mia moglie, che fa il dirigente scolastico e voleva organizzare una gita di istituto a Borgo Parrini”.