
La polizia ha eseguito 11 misure cautelari nel mandamento mafioso palermitano della Noce e numerose perquisizioni.
Sotto la lente d’ingrandimento di investigatori e magistrati le fibrillazioni di uno storico mandamento mafioso di Cosa Nostra palermitana e i suoi nuovi assetti.
Le accuse vanno dall’associazione mafiosa, all’estorsione aggravata dal metodo mafioso, al traffico di stupefacenti e alla detenzione illegali di armi.
Reati contestati dalla Dda di Palermo a 11 tra boss ed esattori del pizzo del mandamento mafioso della Noce e delle ‘famiglie’ di Cruillas-Malaspina e Altarello.
L’indagine ha svelato i nuovi referenti del clan come Renzo Lo Nigro e Carlo Castagna che hanno assunto la gestione delle principali attività illecite. Gli inquirenti hanno registrato una scissione interna alla famiglia mafiosa divisa in due diverse fazioni: una più tradizionale e garantista del rispetto dei dogmi mafiosi; una più giovane e alternativa ma, al pari della prima, ufficialmente riconosciuta e legittimata. A scatenare le frizioni la decisione del vecchio capomafia, poi morto, di decidere unilateralmente i suoi successori. Un atto d’imperio che ha determinato la spaccatura.
Nel corso delle attività investigative sono stati documentati diversi casi di estorsione a cantieri edili e attività commerciali di varia natura.Le indagini, inoltre, hanno ricostruito una rapina avvenuta a giugno 2023 a un commerciante della zona di cui sono stati individuati gli autori. Dal blitz è emerso anche l’interesse degli indagati nella gestione delle piazze di spaccio, dove la pressione criminale della cosca mafiosa si manifesta attraverso il controllo dei canali di approvvigionamento dello stupefacente.
Dall’inchiesta emerge che tutti andavano a chiedere favori al boss: dai proprietari degli immobili che volevano liberarsi degli affittuari morosi, alla coppia che aveva litigato col compagno di scuola del figlio, a chi vantava crediti non soddisfatti, a chi voleva aprire un’attività commerciale e aveva bisogno dell’autorizzazione mafiosa. I referenti delle istanze erano Rezo Lo Nigro e Carlo Castagna. “Siete le uniche persone che riescono a risolvere tutti i problemi”, diceva una signora che voleva aprire una pizzeria a Castagna. “Mi spiace, bontà sua”, rispondeva lui non sapendo di essere intercettato. “Ne viene fuori una mafia cui si demanda il compito, In una società frammentata nei suoi centri di potere e senza punti di riferimento statuali percepiti come affidabili, di risolvere velocemente e senza attivare procedure legali, le più svariate problematiche in una prostrazione della dignità e abdicazione al rispetto dei propri diritti sconsolante e indicativa di un preoccupante degrado sociale”, scrive il gip. “Ne deriva la fotografia di una diffusa cittadinanza rimasta ancora del tutto passiva e impermeabile agli stimoli volti al recupero di una dimensione invece attiva e responsabile”, aggiunge il giudice