Minacce e vessazioni all’impresa aggiudicataria dell’appalto per la manutenzione della rete fognaria per costringerla ad accettare lavori in subappalti ad amici e parenti: la procura chiede il rinvio a giudizio di 21 dei 26 iniziali indagati, fra amministratori, tecnici comunali e imprenditori di Lampedusa, accusati di associazione a delinquere, concussione e peculato. Sotto accusa anche l’ex sindaco Salvatore Martello, l’ex vicesindaco Salvatore Prestipino e i dirigenti dell’Ufficio tecnico e dei lavori pubblici, Giuseppe Di Malta e Manlio Maraventano. Al centro dell’inchiesta l’appalto per i lavori di manutenzione della rete fognaria della maggiore delle isole Pelagie e delle stazioni di sollevamento che tre anni fu furono oggetto di un sequestro. L’udienza preliminare, per discutere sulla richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Giulia Sbocchia, e’ stata fissata per il 20 febbraio davanti al giudice Iacopo Mazzullo.
L’inchiesta, svolta sul campo dai carabinieri a partire dal 2021, ipotizza una serie di abusi legati all’esecuzione dell’appalto che era stata regolarmente aggiudicata da un’impresa di Messina che, pero’, sarebbe stata costretta ad accettare imposizioni e vessazioni per favorire l’inserimento illegittimo, come subappaltatrici, delle imprese degli amici e parenti di Martello, del suo vice e dei due dirigenti comunali indicati tutti come “promotori” dell’associazione a delinquere. “Noi il contratto glielo facciamo firmare ma le faremo passare le pene dell’inferno. Vuole firmare il contratto? Non si preoccupi, glielo faremo firmare e poi vediamo”, sarebbero state le minacce. Tra le imprese beneficiarie dei lavori in subappalto, riguardanti i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria delle stazioni di sollevamento, gli inquirenti indicano quelle gestite dai familiari dell’ex sindaco Martello: il fratello, due nipoti, la cognata e la moglie di un nipote. In un primo momento veniva contestato l’abuso di ufficio, reato in seguito depenalizzato. Per gli inquirenti si sarebbero appropriati dei fondi destinati all’impresa che aveva regolarmente ottenuto l’appalto “procedendo al pagamento dei lavori indebitamente subappaltati alle imprese locali”. (AGI)