
I giudici della Corte di Appello di Palermo, presieduta da Raffaele Malizia, hanno deciso la riapertura dell’istruttoria per ascoltare in aula tre imprenditori che sarebbero stati taglieggiati da alcuni esponenti della famiglia mafiosa di Favara. Episodi che non sono stati mai denunciati ma sono emersi da intercettazioni e pedinamenti durante le indagini. Il processo è quello scaturito dall’operazione “Condor”, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Agrigento e dai loro colleghi del Ros, che ha fatto luce sulla riorganizzazione di Cosa nostra e Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento.
In primo grado il Gup del Tribunale di Palermo, Ivana Vassallo, ha inflitto 20 anni di reclusione a Giuseppe Chiazza, 51 anni, di Canicattì e 10 anni, 2 mesi e 20 giorni a Nicola Ribisi, 43 anni, di Palma di Montechiaro, ritenuto il nuovo capo della famiglia del suo paese; 10 anni e 4 mesi di reclusione a Domenico Lombardo, 31 anni, di Favara; 9 anni, 10 mesi e 15 giorni a Giuseppe Sicilia, 43 anni, di Favara; 7 anni e 8 mesi a Luigi Pitruzzella, 35 anni, di Agrigento; 6 anni e 8 mesi a Baldo Carapezza, 27 anni di Palma di Montechiaro; 5 anni a Rosario Patti, 59 anni, di Palma di Montechiaro; 4 anni, 2 mesi e 20 giorni a Francesco Centineo, 38 anni, di Agrigento; 3 anni, 6 mesi e 20 giorni a Luigi Montana, 40 anni di Ravanusa e 2 anni e 8 mesi a Ignazio Sicilia, 48 anni, di Favara fratello di Giuseppe.
Tutti quanti sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di droga, estorsioni ai danni di imprenditori e danneggiamenti a mezzo incendio.