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La mafia torna a minacciare il giornalista Salvo Palazzolo, inviato di Repubblica, redazione di Palermo. La squadra mobile lo ha informato, dopo varie intercettazioni telefoniche, che sarebbero emerse “gravi ostilità nei suoi confronti”.
E per questo è stato predisposto un servizio di tutela.
Palazzolo si è occupato dei boss scarcerati e dei permessi premio a ergastolani condannati per stragi e omicidi. Queste misure che avrebbero consentito ad alcuni boss tra i più pericolosi di riprendere contatti con gli ambienti criminali di provenienza.
In varie telefonate intercettate sarebbero state pronunciate frasi allusive e intimidazioni non molto velate. “Continuerò a svolgere il mio lavoro”, ha commentato Palazzolo all’ANSA.
Altre volte il giornalista di Repubblica era stato l’obiettivo di attenzioni minacciose e intimidazioni. Nel 2018 la polizia aveva intercettato alcuni esponenti del clan Inzerillo che, dopo articoli del giornalista sul ritorno degli “scappati” dagli Stati Uniti, parlavano del progetto di dare a Palazzolo “due colpi di mazzuolo”.
In quella occasione Palazzolo ricevette attestati di stima e solidarietà, come sta avvenendo anche oggi. A Caltanissetta si tenne poi un sit in a suo sostegno. Il giornalista aveva subito una perquisizione di otto ore dopo avere anticipato l’apertura di un’inchiesta a carico di poliziotti per il depistaggio del caso Borsellino. Il caso venne poi archiviato perché venne riconosciuto che Palazzolo aveva correttamente svolto il suo lavoro di cronista. Due anni dopo Palazzolo tornò all’attenzione dI Cosa nostra. Il boss dello Zen, Giuseppe Cusimano poi arrestato come nuovo capomafia del mandamento, lo aveva attaccato su Facebook: “Giornalisti peggio del Coronavirus”. Il giornalista aveva scritto che Cusimano aveva organizzato nel quartiere una distribuzione di generi alimentari per acquisire consenso sociale.