
Dal carcere avrebbe continuato a gestire gli affari del clan. Il boss della famiglia mafiosa di Camporeale sarebbe così riuscito a mantenere saldamente il controllo del gruppo e la gestione degli affari illeciti, grazie alla collaborazione di affiliati e familiari. Per lui e altri cinque suoi fedelissimi sono scattate le manette nel corso di un’operazione antimafia dei carabinieri del nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale che hanno eseguito sei ordinanze di custodia in carcere, emesse dal gip di Palermo su richiesta della Dda, per associazione a delinquere di tipo mafioso.
L’influenza mafiosa si sarebbe manifestata anche nella compravendita, a un prezzo imposto, di bovini e ovini destinati al macello. Inoltre, l’indagine ha permesso ai carabinieri di ricostruire casi nei quali anche semplici cittadini si sarebbero rivolti al clan per ottenere l’autorizzazione preventiva all’acquisto di fondi agricoli, al recupero di crediti da debitori insolventi e ancora per dirimere controversie sorte tra privati.
Un potere di controllo anche nella gestione dei fondi agricoli nell’area camporealese, autorizzando o negando l’utilizzo di terreni per il pascolo. Un dipendente comunale, infine, avrebbe attestato falsamente il puntuale assolvimento da parte di due appartenenti alla locale famiglia mafiosa, degli obblighi derivanti dalla “messa alla prova”.